di Ennio Bassi
Mantova – Semplice, molto efficace e non troppo costosa. Dagli ospedali in prima linea di Mantova e di Pavia è in arrivo una soluzione contro il Coronavirus che potrebbe combattere il virus, riscrivere la storia di questa tragica pandemia e modificare le strategie dell’industria farmaceutica mondiale. Ma andiamo con ordine, cercando di ricostruire nei dettagli la storia di questa scoperta che nel giro di poco potrebbe sconvolgere la sanità globale. Tutto è cominciato nell’Ospedale Carlo Poma di Mantova e nel Policlinico San Matteo di Pavia, dove, grazie all’intuito di alcuni immunologi, nei momenti di picco della pandemia è stato deciso di testare una terapia sperimentale che consiste nell’iniettare nei malati il plasma di quei pazienti che hanno già avuto il Covid-19 e sono guariti.
Gli esiti di questa sperimentazione, già impiegata in altre situazioni, sono stati sorprendenti perché dimostrano che il plasma “iperimmune”, cioè il plasma delle persone guarite dal coronavirus, essendo ricco di anticorpi contro il Covid-19, una volta iniettato nel sangue dei pazienti ancora infetti li aiuterebbe molto efficacemente a combattere il virus.
Naturalmente c’è ancora molta cautela perché la sperimentazione ha una storia breve e perché questo tipo di terapia è destinato essenzialmente ai pazienti gravi. Tuttavia, gli esiti di questo lavoro sono sotto gli occhi di tutti. “I risultati visti nei casi singoli sono stati sorprendenti – ha detto all’adnkronos Massimo Franchini, responsabile dell’Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Poma di Mantova – ora con i colleghi di Pavia stiamo riesaminando tutti i casi, valutando la risposta clinica e strumentale, per trarre delle conclusioni generali su questa che è una terapia specifica contro COVID-19“.
I risultati di questo primo protocollo non sono ancora noti nel dettaglio. Sui social e nelle chat tuttavia circolano indiscrezioni che riferiscono di una guarigione totale dei 25 pazienti esposti al test e rivelano che a Mantova che, lo ricordiamo, è nella regione d’Italia più colpita dal virus, i morti da Coronavirus sono azzerati da quasi un mese. Certo occorrerà attendere numeri e conclusioni finali per poter avere la certezza assoluta. Ciò non di meno, gli indizi sono convergenti nel fare supporre che questo approccio alla cura, per altro utilizzato con successo anche contro Ebola, sia particolarmente efficace.
Rimangono questioni operative non banali da risolvere. I donatori di plasma devono essere in salute e questo significa che mediamente soltanto il plasma di tre donatori su dieci potrà essere utilizzato. Anche i macchinari che servono che preparare il plasma non sono in dotazione a tutti i presidi ospedalieri. Ma la forza e le potenzialità di questo approccio rimangono in ogni caso enormi. Se non altro per ragione di tempo e di costi.
Se dunque, come tutto lascia credere, l’efficacia dell’utilizzo del plasma iperimmune verrà confermata e autorizzata per un uso intensivo, questo cambierà totalmente lo scenario della pandemia e anche la vicenda sanitaria e farmaceutica che ne deriva. E’ evidente infatti che una terapia del genere, che è di immediata applicabilità e di facile impiego, vanificherebbe almeno in parte le aspettative di quanti lavorano a vaccini e terapie.
In altre parole, c’è da attendersi che gli studi e i risultati della sperimentazione portata avanti dagli ospedali di Mantova e Pavia troveranno l’interessata attenzione dell’industria farmaceutica internazionale. Industria che, se questo approccio terapeutico diventasse prassi, certamente cambierà le sue strategie.
E naturalmente non è affatto una questione solo italiana. La pandemia che, purtroppo, pare stia prendendo piede anche in luoghi che inizialmente sembravano essersi salvati, ad esempio l’Africa, è una piaga mondiale, ma anche un’opportunità di business enorme per “big pharma”. Insomma, oltre alla salute di mezzo mondo in ballo ci sono interessi miliardari. Il che significa che il Ministero della Salute italiana e l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovranno pronunziarsi rapidamente su questa questione. E lo devono fare prima che la potente macchina propagandistica delle case farmaceutiche cominci a menare la sua grancassa. Il Ministro alla Salute, Roberto Speranza, a quanto risulta, sta monitorando da vicino questa vicenda che potrebbe mettere in buona luce la sanità italiana a livello internazionale. Dal ministero filtrano voci di un suo imminente viaggio a Mantova e Pavia, per controllare di persona lo stato della sperimentazione. Speriamo lo faccia presto: il plasma iperimmune “made in Italy” potrebbe veramente dare un contributo decisivo al debellamento della pandemia.
(Associated Medias)