di Emilia Morelli
Il cambio di governo comincia a produrre i suoi effetti con il riordino della disciplina dei bonus edilizi. Sono già diversi i nuovi Parlamentari che si sono detti pronti a introdurre una serie di interventi che potrebbero essere compresi già nella prossima manovra. Secondo quanto rivelano fonti interne di Fdi la riforma che riguarderà il Superbonus avrà ad oggetto anzitutto una detrazione più contenuta (del 60-70%) al posto del 110%, garantita però a lungo termine, e diversificando il beneficio in base al reddito del beneficiario e al tipo di immobile (prima o seconda casa). Sempre nel rispetto dei cantieri già avviati in base alle regole in vigore.
Per il momento è stata, comunque, stabilita una proroga di sei mesi che consentirà di recuperare il tempo perduto a causa delle modifiche sulla disciplina della cessione dei crediti. Ma è chiaro che la disciplina dei bonus edilizi sta giungendo ad una svolta, non fosse per altro che per le imminenti scadenze. A fine anno il superbonus 110% non potrà più essere richiesto per i lavori alle case unifamiliari e immobili autonomi ed è prevista la decadenza totale della misura per fine 2023. Al momento, per i condomini, nell’ambito del superbonus è prevista una riduzione dal 110% al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.
Tenendo presenti questi dati il nuovo esecutivo si approccerà ad una modifica della disciplina dei bonus edilizi tenendo conto della sostenibilità e della dimostrata capacità di spingere l’economia. Non si tratta, infatti, solo del superbonus ma anche delle altre agevolazioni come il bonus facciate o quella per le barriere architettoniche, anch’esse in scadenza.
In questo contesto l’Associazione Nazionale Costruttori Edili è al lavoro, insieme con tutta la filiera industriale, per elaborare una proposta che consenta di rendere strutturali i bonus edilizi anche per agevolare il raggiungimento degli obiettivi europei di risparmio energetico e messa in sicurezza sismica del patrimonio immobiliare. La priorità, secondo l’Ance, è comunque assicurare che il percorso di riduzione progressiva delle misure previsto dall’ultima Legge di Bilancio sia rispettato. Per questo, dall’associazione si dicono “consapevoli che non ci possiamo permettere ulteriori modifiche retroattive” e che “serve garantire la naturale durata della misura”. Detto questo, ha aggiunto l’Ance, “è naturale poi pensare ad una nuova modulazione, accompagnata da ulteriori forme di sostegno o finanziamento”.
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