Destinatari del provvedimento sono Meta e Google, per tutta risposta però Meta ha fatto sapere che intende bloccare agli utenti canadesi di Facebook e Instagram la possibilità di condividere notizie. Anche il management di Google dal canto suo ha lasciato intendere che la rimozione dei collegamenti alle notizie dal popolare motore di ricerca è una possibilità
di Emilia Morelli
Il Senato Canadese ha approvato un nuovo disegno di legge, l’Online News Act, che impone a Google e Meta di pagare le agenzie di stampa e le fonti giornalistiche in generale per le notizie condivise sulle piattaforme. Per tutta risposta Meta ha fatto sapere che intende ottemperare agli obblighi imposti dal nuovo disegno di legge bloccando agli utenti canadesi di Facebook e Instagram la possibilità di condividere notizie.
Non è ancora stato definito quando l’impresa statunitense deciderà di mettere in atto il blocco eliminando le notizie provenienti da qualsiasi editore canadese, ma è certo che sarà fatto prima che l’Online News Act entri in vigore.
“Abbiamo ripetutamente condiviso che, al fine di rispettare il disegno di legge approvato in Parlamento, i contenuti delle testate giornalistiche, inclusi quelli sia da fonte scritta che da broadcast audio/video, non saranno più disponibili per le persone che accedono alle nostre piattaforme in Canada”, ha fatto sapere Lisa Laventure, responsabile delle comunicazioni per Meta nel Paese.
Meta, peraltro, non è nuova a passi del genere. Nel 2021, a fronte di un’analoga decisione da parte dell’Australia che aveva approvato una legge costringeva le aziende tecnologiche a pagare gli editori per l’utilizzo delle notizie, aveva bloccato per un breve periodo la presenza di news dalle sue piattaforme in Australia. Successivamente la disputa si era risolta con accordi tra Meta e gli editori australiani.
Anche il management di Google dal canto suo ha lasciato intendere che la rimozione dei collegamenti alle notizie dal popolare motore di ricerca è una possibilità.
In linea generale il nuovo disegno di legge era stato accolto con favore dagli editori in quanto, in teoria, gli consentirebbe di aumentare i ricavi e migliorare l’equità delle notizie digitali creando condizioni di parità tra i giganti della pubblicità online e l’industria delle notizie. E’ chiaro però che la gran parte dell’informazione oggi è filtrata dai social network e da Google e se i contenuti finissero per essere bloccati le testate giornalistiche finirebbero essere penalizzate fortemente.
Il ministro del Patrimonio canadese Pablo Rodriguez non sembra comunque intenzionato a cedere e ha promesso di respingere quelle che descrive come “minacce” da parte di Facebook e Google per rimuovere i contenuti giornalistici dalle loro piattaforme.
(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati