Si discuterà del piano di riequilibrio proposto dal governo che comunque almeno nel primo periodo avrà serie ripercussioni sociali: l’inflazione continuerà ad aumentare e verranno ridotti drasticamente gli ammortizzatori sociali
di Carlo Longo
All’ombra dell’aumento del 27% del prezzo del petrolio e delle restrizioni alimentari a causa della liberalizzazione delle esportazioni di carne, il leader argentino Javier Milei si prepara per una strategica riunione con il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Dopo una serie di eventi polemici, è ora il momento per Milei di affrontare la dura realtà. A partire dal 5 gennaio, la delegazione del FMI a Buenos Aires si riunirà per discutere i termini di pagamento del debito argentino di 46 miliardi di dollari e per esaminare il programma di riequilibrio macroeconomico proposto dal governo. Luis Caputo, ministro dell’Economia, e il capo di Gabinetto, Nicolas Posse, saranno i rappresentanti ufficiali in questa discussione.
Fondamentale all’ordine del giorno saranno la trattativa per il pagamento di due tranche del credito Extended Fund Facility in scadenza a gennaio, pari a 1,9 miliardi di dollari, ma anche i principali obiettivi di un pacchetto di riforme presentato in parlamento.
A destare attenzione è il dibattito sull’ambizioso piano di riforme proposto da Milei, che prevede trattative con il FMI per risolvere il debito miliardario, per lo più accumulato durante la presidenza di Mauricio Macri. Il piano richiede anche un dialogo aperto con tutti coloro che desiderano supportare le riforme, malgrado la critica situazione sociale emersa dopo alcune delle prime misure economiche adottate dal governo. Almeno nell’immediato, complice soprattutto un primo allentamento dei controlli sul cambio del dollaro, l’inflazione continuerà a crescere (ora è al 140%), e al tempo stesso verranno drasticamente ridotti gli ammortizzatori sociali previsti dall’ultimo governo.
Inoltre Milei si prepara ad affrontare la prima sfida il 24 gennaio, quando è previsto uno sciopero generale organizzato dalla Confederazione generale del lavoro (Cgt). Da altra parte due tribunali federali argentini hanno accolto appelli per la dichiarazione di incostituzionalità del suo pacchetto di deregolamentazione e privatizzazioni. La costituzionalità del decreto sarà verificata anche dalla Corte Suprema a febbraio. Ad agni modo, il governo non intende fermarsi e arretrare nelle decisioni. Tutti gli atti legali eseguiti durante la vigenza del decreto rimarranno in vigore indipendentemente dai futuri giudizi di incostituzionalità.
Nel frattempo, “el loco” ha annunciato la decisione dell’Argentina di ritirarsi dal progetto di aderire al gruppo dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), sottolineando le divergenze nell’approccio alla politica estera rispetto all’ex presidente Alberto Fernandez. Secondo Milei, l’Argentina non ritiene appropriato unirsi a un gruppo che sembra rispondere più agli interessi del regime comunista cinese.
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