Debutto nella preapertura del Festival del Cinema di Roma per “L’uomo senza gravità”, un film della Isaria Productions, giovane società di produzione guidata da Isabella Spinelli, con la regia di Marco Bonfanti e che ha per protagonisti Elio Germano e Michela Cescon. Il film narra la vicenda di un bambino bifronte: straordinario da un lato comune dall’altro. Oscar, questo il nome del protagonista, nasce in un piccolo paese in una classica notte tempestosa e da subito si capisce che ha una dote fuori dal comune: il piccolo non subisce la legge di gravità, non sta dunque per terra ma fluttua nell’aria come un palloncino o come un astronauta nello spazio. Questa dote incredibile spaventa tutti, a cominciare dalla mamma e dalla nonna del piccolo, che, per timore di rendere Oscar un fenomeno da baraccone o peggio, lo tengono nascosto per tanti anni. Ma poi, fatalmente, arriva il giorno in cui Oscar decide che è venuto il momento di svelare al mondo il suo segreto, la sua incredibile dote. Dicevamo bifronte perché Oscar non è affatto un supereroe. E’ semplicemente una persona normale che ha avuto in dono poteri straordinari. Un bambino come tanti che però fluttua nell’aria. Dopo le difficoltà di una vita dura, vissuta in segreto per volere degli adulti finalmente ad un certo punto il protagonista trova la forza di raccontarsi, di essere sé stesso. Una catarsi non Kafkiana e tantomeno eroica. Oscar non è Batman e nemmeno Robin, forse più Peter Pan. Perché il tratto vero che caratterizza le scelte di regia del film è la volontà di ricordare quanto miracoloso e profonda sia la leggerezza dell’infanzia. E’ la poetica del fanciullino di Pascoliana memoria che arriva allo spettatore attraverso il viso segnato e intenso, duro e dolce del solito grande Germano. Il film, portato brevemente nelle sale italiane da Fandango, è stato acquistato in esclusiva mondiale da Netflix. Il che, per una giovane casa di produzione ai primi cimenti, rappresenta un viatico incoraggiante.