di Emilia Morelli
Matteo Salvini, dopo i risultati sconfortanti ottenuti con le elezioni, punta a riconquistare la fiducia dei suoi portando avanti i provvedimenti bandiera della sua campagna elettorale, prima tra tutti la flat tax “fino a 100 mila euro di fatturato”. Fonti interne rivelano che il pressing su Giorgia Meloni è davvero incessante e il leader del Carroccio punta ad un primo intervento nella legge di Bilancio.
Tuttavia, quello di cui la Lega e Salvini non tengono conto, evidentemente, è che le emergenze a cui dovrà fare fronte il nuovo governo sono davvero tante. Il nuovo esecutivo potrebbe trovarsi in difficoltà anche solo a confermare gli aiuti contro il caro energia varati dal governo Draghi, potrebbe dover trovare i fondi per sostenere le famiglie e forse qualche aumento in busta paga per i lavoratori a fronte dell’elevata inflazione e del continuo ed esorbitante aumenti del prezzo dell’energia.
Per non scontentare nessuno Giorgia Meloni sembra, comunque, protendere per la flat tax incrementale essendo ormai certo che la tassa unica al 15% o al 23%, promessa da Salvini e Berlusconi in campagna elettorale, di fatto è inattuabile. Si tenga presente, infatti, che secondo le stime del 2019 quando Salvini ha provato a fare approvare la misura nel Conte 1 costerebbe -nella versione più bassa – tra i 50 e i 60 miliardi di euro.
La flat tax incrementale andrebbe ad essere applicata, invece, ai soli aumenti di reddito dichiarati. Per esempio, se nel 2021 si sono dichiarati 50.000 euro e nel 2022 55.ooo euro, la flat tax al 15% o al 23% si applicherebbe ai soli nuovi 5 mila euro. In questo modo il costo della misura è essenzialmente nullo, tuttavia certamente le casse dello Stato riceverebbero minori entrate rispetto quelle su cui possono ad oggi fare affidamento. Qualora fosse approvata la flat tax incrementale ad essere coinvolti sarebbero i lavoratori dipendenti (che vedrebbero aumentare la retribuzione per le ore di straordinario lavorate in più o avrebbero un premio sugli incrementi di stipendio per un tempo limitato) e gli autonomi (se ampliano il reddito e quindi la clientela, anche oltre la soglia attuale dei 65mila euro di reddito).
Ma mentre Salvini non demorde e punta, quanto meno, all’allargamento del regime agevolato per le partite Iva che attualmente pagano il 15% di Irpef fino a 65mila euro di reddito annuo, il presidente leghista Zaia vuole aumentare le tasse ai redditi più alti. Nel dettaglio, Zaia vuole reintrodurre l’addizionale Irpef sui redditi medi ed alti che consentirebbe di recuperare circa 300 milioni di euro annui che potrebbero essere destinati alle persone più fragili colpite dai costi insostenibili di gas e luce. Per ora è solo un’ipotesi, che Zaia discuterà con i sindacati in un tavolo nelle prossime settimane.
Tuttavia, l’orientamento diametralmente opposto, che vede Salvini intento a chiedere un abbassamento delle tasse esattamente per le stesse fasce sociali che Zaia vorrebbe tassare di più, alimentano le voci di una frattura interna alla Lega e addirittura di un golpe interno per spodestare Salvini dalla leadership.
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