Il Dipartimento Usa dell’Energia ha annunciato che per la prima volta gli scienziati sono riusciti a riprodurre il processo che in natura alimenta il sole e le stelle: la fusione nucleare. Si tratta di una svolta storica perchè attraverso la fusione nucleare si potrà produrre energia sostenibile e illimitata. Gli esperti, però, hanno avvertito che perchè si arrivi alla distribuzione alla rete trascorreranno decenni
di Corinna Pindaro
L’atteso annuncio del dipartimento statunitense dell’Energia, anticipato dai Media Usa, è arrivato: per la prima volta nella storia gli scienziati sono in grado di produrre una reazione di fusione nucleare capace di generare più energia di quella necessaria ad innescarla.
Con questa nuova scoperta si sono compiuti “i primi passi verso una fonte di energia pulita che potrebbe rivoluzionare il mondo”, ha commentato entusiasta Jill Hruby, la sottosegretaria Usa alla sicurezza nucleare.
La ricerca, definita dal FT il Santo Graal che gli scienziati inseguono dagli anni 50, è stata condotta nel Lawrence Livermore National Laboratory, in California. Per l’esperimento sono stati utilizzati quasi 200 laser per riscaldare gli atomi di idrogeno a temperature oltre 180 milioni di gradi Fahrenheit e a una pressione superiore di 100 miliardi di volte a quella dell’atmosfera terrestre. Le condizioni estreme creano uno stato della materia noto come plasma, in cui gli atomi di idrogeno si fondono e quindi rilasciano grandi quantità di energia. Gli scienziati sono così riusciti a riprodurre artificialmente il processo che in natura alimenta il sole e le altre stelle.
Essendo una fonte di energia sostenibile, che non prevede l’utilizzo di combustibili fossili nè il rilascio di scorie, la fusione nucleare rappresenta una vera e propria rivoluzione, di grande interesse per l’intero pianeta. Si tenga presente attuali centrali nucleari creano energia attraverso la fissione nucleare, che produce circa il 10% dell’elettricità mondiale ed è priva di carbonio, ma genera scorie radioattive che possono durare migliaia di anni. La fusione nucleare, invece, non solo produce né tali rifiuti né l’anidride carbonica e altri gas serra generati dalla combustione di combustibili fossili ma ha il potenziale per creare energia quasi illimitata utilizzando elementi comuni, come l’idrogeno.
Gli esperti avvertono: “Ci vorranno decenni per arrivare all’uso commerciale”
Una vera e propria rivoluzione certamente, ma prima che la rete possa realmente beneficiarne dovranno trascorrere molti anni. Lo ha spiegato Kim Budil, direttrice del Lawrence Livermore National Laboratory, dove è stato condotto il test. “Ci sono ostacoli molti significativi, non solo a livello scientifico ma tecnologico”, ha premesso. “Questa è stata l’accensione, una volta, di una capsula ma per ottenere l’energia commerciale da fusione c’è bisogno di molte cose. Bisogna essere in grado di produrre molti eventi di accensione per fusione per minuto e bisogna avere un robusto sistema di elementi di trasmissione per realizzarli”. Pertanto, come minimo “con sforzi e investimenti concertati, e alcuni decenni di ricerca sulle tecnologie necessarie, saremo nella posizione di costruire una centrale elettrica”, ha sottolineato la scienziata.
“Fare previsioni è davvero difficile, perché siamo appena alla soglia della dimostrazione che fisicamente lo schema inerziale funziona, mentre per quello magnetico la prova l’avremo da Iter fra una quindicina di anni”, ha spiegato Stefano Atzeni, esperto di fusione nucleare e docente all’Università di Roma La Sapienza. “I tempi saranno sicuramente molto lunghi, almeno una trentina di anni per entrambe le vie, perché restano ancora diverse sfide da superare”.
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