Sono almeno 112 le vittime nelle ultime 24 ore e decine i feriti a causa raid israeliani nella cittadina all’estremo confine sud della Striscia di Gaza. “Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra”, è quanto afferma Netanyahu
di Carlo Longo
L’Italia si sta esponendo al pericolo mettendo a rischio la sicurezza delle sue navi militari e commerciali, partecipando nella missione UE Aspides nel Mar Rosso. Questa è l’affermazione rilasciata in un’intervista da Nasr al-Din Amer, il vice capo dell’Autorità per i media degli Houthi, la milizia filo-iraniana operante in Yemen.
Dal 7 ottobre, gli Houthi hanno preso di mira le navi occidentali in transito tra il Canale di Suez e il Golfo di Aden. “Non avremo pietà per le navi che minacciano il nostro Paese o tentano di ostacolare la nostra decisione di bloccare le navi israeliane nel Mar Rosso. Questo punto dev’essere chiarissimo”, ha dichiarato Amer.
La decisione dell’Italia di prendere le redini della missione UE per proteggere la navigazione dagli attacchi Houthi potrebbe essere una mossa pericolosa, stimolando uno scontro diretto con lo Yemen, ha continuato a minacciare Amer.
In risposta, il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha prontamente dichiarato: “Garantiremo la sicurezza delle nostre navi e non permetteremo intimidazioni”. Tajani ha voluto sottolineare l’importanza dell’operazione militare europea concepita anche con l’aiuto dell’Italia per proteggere i porti italiani, dato che il 40% del PIL italiano deriva da esportazioni.
“Speriamo che la situazione conflittuale nell’area si risolva presto in modo positivo, portando alla pace, anche se riconosciamo che non sarà un compito facile. È essenziale mettere fine alla situazione critica nello Yemen, con i ribelli Houthi che attaccano le navi commerciali in transito nel Mar Rosso”, ha aggiunto Tajani durante una conferenza stampa alla fine della cerimonia alla foiba di Basovizza.
Nel frattempo si susseguono gli attacchi di Israele sulla città di Rafah, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto nella giornata del 8 febbraio l’evacuazione dei civili rivelando che è lì che si sarebbe concentrato il prossimo step della lotta ad Hamas ma senza specificare quando sarebbero cominciati gli attacchi. Sono almeno 112 le vittime nelle ultime 24 ore e decine i feriti a causa raid israeliani nella cittadina all’estremo confine sud della Striscia di Gaza. In uno degli attacchi ha perso la vita Ahmed al-Yaakobi, capo dell’intelligence di Hamas, insieme al suo vice Iman a-Rantisi e al delegato della polizia islamica per la distribuzione degli aiuti, Ibrahim Shatat.
“Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra. Tenete Hamas lì. Prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l’ultimo bastione”, ha affermato Netanyahu.
Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha chiesto la convocazione di una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite mentre Israele si prepara a lanciare un’operazione di terra nella città di Rafah. L’Arabia Saudita sottolinea “la necessità che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite convochi una riunione straordinaria per evitare che Israele scateni un disastro umanitario”.
Un eventuale intervento militare di terra a Rafah, ultimo rifugio per centinaia di migliaia di sfollati a Gaza, porterà a un nuovo ”bagno di sangue” e la comunità internazionale non può stare a guardare con le braccia conserte. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, che con un tweet ha detto: ”Non possiamo permettere un altro bagno di sangue a Gaza”. L’annunciata offensiva militare israeliana a Rafah, ha sottolineato Safadi, provocherà ”un massacro di persone innocenti che vivono in condizioni disumane”. L’appello è stato quindi rivolto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, affinché impedisca questa operazione di terra e ”metta fine a una aggressione che minaccia la nostra umanità intera”.
Meno cauto l’Egitto che ha di nuovo avvisato Israele che ogni spostamento di massa di palestinesi nel suo territorio metterebbe a rischio il trattato di pace del 1979. La ha riferito il Wall Street Journal riferendosi all’annunciata operazione dell’esercito a Rafah, l’ultima roccaforte di Hamas nel sud di Gaza a ridosso dell’Egitto, e all’evacuazione degli sfollati palestinesi lì presenti. L’Egitto – che sta rafforzando le protezioni lungo il confine per impedire ai palestinesi di passare nel Sinai – ha fatto sapere a Israele, secondo il Wsj, che potrebbe anche “sospendere” il trattato di pace.
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