L’annunciato raduno di agricoltori italiani si è concluso con una folla di circa 500 persone, sotto la guida del leader Danilo Calvani. I manifestanti, risentiti per la scelta del Governo italiano e dell’Unione europea di privilegiare gli affari esteri rispetto all’agricoltura locale, hanno espresso la loro esigenza di essere rispettati come produttori autonomi
di Mario Tosetti
La protesta agricola che doveva riunire ventimila persone, armata solo di tre simboli, ha visto la partecipazione di un piccolo gruppo di contadini guidati da Danilo Calvani. Frustrati dalla difficile situazione economica – vendendo il grano a soli 20 centesimi al chilo e accumulando sempre più debiti – hanno espresso il loro pensiero su un palco allestito su un rimorchio di un Tir.
I partecipanti alla protesta hanno denunciato che le autorità vogliono “ammazzare” gli agricoltori “perché un imprenditore agricolo è un uomo libero, un cittadino a busta paga con 1.500 euro il mese lo controlli in tutto per tutto”. “Ci vogliono tutti robot, pre-impostati. Ecco, la pizza ai grilli e il salmone uscito dal laboratorio non li voglio mangiare”.
Tonino, uno dei partecipanti. ha annunciato: “Abbiamo appena consegnato un documento all’Unione europea in cui intimiamo a Bruxelles di non fare alcun intervento negli affari italiani, non compete loro”. Gli uffici romani della Commissione hanno risposto a stretto giro: “L’Ue dà molti soldi all’agricoltura italiana”.
Durante la protesta, svoltasi al Circo Massimo di Roma, Calvani ha criticato le organizzazioni agricole italiane e Coldiretti, accusandole di sfruttare gli accordi con produttori stranieri per arricchirsi a discapito degli agricoltori italiani. Ha anche espresso la sua frustrazione per l’impatto della pandemia sulla comunità agraria, sostenendo che le misure per contenere la diffusione del virus hanno avuto effetti devastanti sugli agricoltori.
Nonostante la partecipazione ridotta a questa protesta specifica, la lotta continua in tutto il Paese, con proteste che si sviluppano a Barletta, Pavia, Modena e Padova. Durante la manifestazione sono state espresse voci dissonanti su vari argomenti, dal desiderio di uscire dall’euro, alla negazione del cambiamento climatico, alla condanna del silenzio della classe politica per la situazione.
Il tentativo dei contadini di risuonare le loro frustrazioni ha visto una miriade di richieste, tra cui le dimissioni di politici influenti come Fratelli d’Italia e il divieto di finanziamenti per la guerra contro la Russia. Insieme a queste rivendicazioni politiche, la questione economica è stata sempre presente, con dichiarazioni forti sulla difficoltà di trarre un guadagno adeguato dall’agricoltura e l’inaccessibilità delle banche per molti dei produttori presenti. Durante l’adunanza è stato suggerito che gli agricoltori dovrebbero “prendere i municipi, le banche” in un tentativo di far sentire la loro voce.
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