I sondaggi danno in testa il Rassemblement National di estrema destra , seguito al secondo posto dal Nuovo Fronte Popolare di estrema sinistra. Macron punta sul sistema di alleanze che si formeranno in vista del secondo turno. Ma potrebbe aver sbagliato i suoi calcoli
La Francia è alla vigilia delle elezioni sicuramente più difficili e piene di pericolose incognite che il paese si sia trovato ad affrontare dalla nascita della Quinta Repubblica. A tre giorni dall’apertura delle urne per il primo turno (il secondo ci sarà il 7 luglio) i sondaggi continuano a confermare la forte avanzata del Rassemblement National, la formazione di estrema destra di Marine Le Pen, guidata dal suo delfino Jordan Bardella, 28enne candidato alla carica di premier; a dare al secondo posto il Nuovo Fronte Popolare, coalizione invece estrema sinistra, che raggruppa la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, i Verdi e il Partito comunista, con Renaissance, il partito del presidente Emmanuel Macron e del premier uscente Gabriel Attal, immmobilizzato tra i due poli, al 19,5% contro il 29,5% di Rn.
Lo scenario non si prospetta tra i più semplici. L’ euroscetticismo domina sia a destra che a sinistra e dinanzi alla complessa situazione economica in cui versa il paese con un debito pubblico pari al 110 % del Pil, sia gli uni che gli altri potrebbero decidere di infrangere le rigide regole finanziarie della Ue con gravi ripercussioni sulla stabilità del sistema dell’Unione. C’è da chiedersi, suggerisce il Financial Times, cosa accadrebbe “se il premio di rischio sui titoli francesi aumentasse” “L’Unione Europea – osserva il quotidiano- ora dispone di meccanismi per intervenire con gli acquisti di obbligazioni. Ma Bruxelles o Berlino sarebbero disposte ad accettare – si domanda- una mossa del genere, se la crisi fosse provocata da impegni di spesa francesi non finanziati? Il governo tedesco sta attualmente lottando per trovare risparmi di miliardi di dollari nel proprio bilancio nazionale. Perché dovrebbe favorire un piano di salvataggio per la Francia spendacciona?”
Bardella è stato chiaro. Nella conferenza stampa in cui ha annunciato il suo programma di governo in caso di vittoria, ha promesso il “ritorno della Francia sulla scena europea per difendere i propri interessi dopo anni di capitolazione da parte del presidente Macron”. E la richiesta di “un taglio di 2 miliardi di euro nel contributo della Francia all’Ue”. Non solo. Il giovane leader del Rassemblement ha spiegato la necessità di rinunciare ad esempio al meccanismo dei prezzi dell’energia dell’Ue, che a suo avviso pesa sulle bollette elettriche delle famiglie francesi. Ha poi promesso un taglio dell’Iva sull’energia e il taglio dell’aliquota sulla benzina dal 20% al 5,5%. Oltre naturalmente alla guerra all’immigrazione, tra i temi più sentiti insieme a quelli economici dall’elettorato francese.
In Francia si vota con un sistema elettorale uninominale maggioritario a doppio turno. Viene eletto un solo candidato per ognuna delle circoscrizioni che, come i deputati, sono 577. La loro dimensione non può superare i 150mila abitanti. Per essere eletti al primo turno si dovrà raggiungere la maggioranza assoluta e un numero totale di voti pari almeno al 25 per cento degli elettori registrati. In una circoscrizione composta ad esempio da 100mila elettori, se in valori assoluti si ottengono 20mila preferenze, il dato non basta per risultare eletti, anche se si è raggiunto il 50 per cento più uno dei voti. Al secondo turno passano tutti i candidati che hanno superato il 12,5 per cento di consensi, e risulterà eletto chi prende un solo voto in più degli altri.
Un sistema ben diverso da quello che ha regolato il voto europeo (proporzionale puro). Con il maggioritario francese il partito che riesce a ottenere più voti al primo turno non necessariamente è destinato ad avere un peso uguale nell’Assemblea nazionale. Tutto dipenderà ovviamente dalle coalizioni che si formeranno al secondo turno. E potrebbe essere stata propria considerazione a spingere Macron a indire le elezioni anticipate dopo la vittoria dello Rn di Le Pen. Una strategia per bruciare il Rassemblement, ma che potrebbe rivelarsi fallimentare, secondo alcuni analisti. Lo schieramento di estrema destra è molto più forte che in passato, potrebbe mandare all’aria la logica delle alleanze sicure.
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